mercoledì 23 gennaio 2013

GLI ERRORI MAI IMPARATI

"'Cause I'm broken when I'm open..."

Quando abbandoni una corazza, inevitabilmente fai male.
Forse a te stesso, per un pezzo che hai maldestramente tolto e ti è caduto su un piede.
Forse perchè quello stesso pezzo e il tuo allungare la mano ha colpito in testa un passante che girava di lì senza meta.

Accade sempre.

Serata come altre. Un guizzo di follia suicida.
C'è quel lampo che ti rimanda indietro di cinque minuti o di cinque anni e ti spalanca una voragine grande come l'Oceano proprio davanti ai tuoi occhi.
Vedo passare in un gorgo vorticoso diecimila immagini spezzate dalle onde di un ciclopico Maelstrom.
Tutte una merda.

La verità fa male se la punta che gli si dà è ben affilata e manovrata da una mano goffa.
La sincerità è metà verità e metà dolore.

L'attimo di follia si acuisce e mi viene in mente di scrivere due righe ad una ragazza. Cinque minuti prima o cinque anni prima mi sono preso una cotta per lei. Ora la cotta è passata, mai dichiarata. Decido di spiegargli come mai i miei sguardi, le mie parole, la mia lontananza.

Avevo una cotta e per non fare del male a lei togliendomi la corazza avevo scelto di non dire nulla, di chiudere tutto dietro strati di acciaio e ghiaccio. Un piccolo spazio adimensionale che si crea fra la pelle e l'anima, fra l'aria e il cuore. Fa freddo dentro questo spazio che non è uno spazio, ma è un freddo che anestetizza e ti assopisce il dolore come la morfina calma le fitte di un cancro allo stadio terminale.
In questo caso, il cancro sono io.

Scrivo due righe alla ragazza.
E' una cosa sbagliata e lo so perchè l'ho già vissuto dieci vite fa, in un tempo che non era tempo.
Me ne accorgo dopo, quando la risposta della ragazza è ovvia e scontata, già prevista, sentita e ascoltata. Sapevo che sarebbe finita così. Due righe, cinque scuse, un rimorso che colpisce proprio dove avevi deciso di togliere l'acciaio e il ghiaccio per lasciare respirare il tuo coraggio.
L'aria rovente e caustica del ricordo tardivo.
Non dovevo farlo.
Pentimento.
Rimorso.

Mossa sbagliata.
Mai aprire la corazza.

Il calore brucia come ceneri negli occhi.
O come il respiro di un Wyrm sugli zigomi.
Il freddo calma. Il freddo addormenta.

Dopo il messaggio, la vergogna. Vergogna per quello che si è scritto, vergogna per il male che hai fatto alla persona che seppure era distante volevi raggiungere e toccare, forse stanco di troppo freddo, forse preda di un momento di desiderio di cambiamento.

Troppi forse.
Una certezza.
L'errore.

Perchè non impariamo dagli errori. Perchè io non imparo dagli errori.
Forse è colpa della corazza.
Forse se non avessi scritto alla ragazza, adesso non soffrirei.
Forse se non avessi scritto, la ragazza non avrebbe i dubbi, la paura, la diffidenza che ora accompagnerà per sempre i suoi occhi ogni volta che incroceranno i miei.
Non credo di riuscire a mostrarle la mia faccia senza mettermi a piangere.
Non credo di riuscire a mostrare la mia faccia a chiunque. Vedrebbero il rimorso, la colpa, la vergogna, il dolore.

A volte, la terra dovrebbe inghiottire persone che fanno del male ad altre persone.

Mai togliere la corazza.
Ora chiuderò di nuovo le piastre, le salderò dall'interno con il ghiaccio. Lascerò che il freddo torni ad accarezzare le corde del mio io, facendo scomparire il dolore e il ricordo ancora una volta. Il Maelstrom gira e gira di nuovo e il fragore assomiglia ad una risata o a migliaia di risate.

L'unica lezione utile:

Mai togliere la corazza.
Troppo goffo per gettare ponti, troppo lento per ricordare.
Troppo stupido per imparare.

Mai togliere la corazza.
"'Cause I'm broken when I'm open..."

E' vero. Sono spezzato quando sono aperto. Vengo spezzato, o mi spezzo da solo strisciando fuori dalle mie mura interiori.
Troppo debole per il mondo.
Nascondo me stesso dietro una cortina di ferro battuto a mille strati, acuisco le mie palizzate di sarcasmo ed ironia, accumulo proiettili di parole e sentimenti frantumati.
E mai togliere la corazza.
Parole e pensieri sono come pallottole vaganti, sparate a chilometri di distanza da un cecchino cieco. Lo sparo lo senti in lontananza e il loro miagolio vicino all'orecchio è come un fulmine spuntato.

Ma dentro la corazza.
Pace.
Il freddo congela quasi tutto, ma non un lume che ancora splende.
Anacronistico, testardo.
Coltiverò il mio mondo dentro la corazza, in attesa di una persona che la scardini via non per farmi male, ma per farmi toccare la vita dolorosa e farmi sentire la sua sanguinosa bellezza.

Mai togliere la corazza.
Togliere la corazza fa male a te.
Togliere la corazza fa male a chi sta vicino a te.
Tieni dentro tutto: bello, brutto, ricordi e maledizioni. Lascia che il freddo le cristallizzi, le purifichi ed infine le utilizzi per costruire il tuo mondo migliore, bello e dolce come cianuro.

Lasciatemi qui a morire nel mio angolino.
Ancora cinque minuti.
O cinque anni.
Sedimentando sotto la vergogna, sotto il rimorso.
Se non mi vedrete muovere più, se la corazza sembrerà seduta ed abbandonata in un angolo, chiudete la porta e lasciatemi fossilizzare dove sono. Non ho nulla da raccontare.

Solo dolore ghiacciato.
E cuori infranti.

Ma non togliete la corazza.
Potreste trovare un morto vivente affamato di calore, capace solo di sofferenza eterna.
Non togliete la corazza.
Bruciatela e disperdetene le ceneri.

Ora chiudo.
Vado a raccogliere le schegge delle mie ossa e a preparare il freddo.

"'Cause I'm broken when I'm open..."

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